Akronos con “piani geometrici” ha trasformato la Galleria Immaginaria di Firenze in un prato, uno spazio aperto, dove le tele sono fiori e le persone, come api, sciamano e si posano da un fiore all’altro imbrattandosi di polline. L’arte di Akronos, come il polline, si appiccica addosso regalando chiarezza e libertà. Il rigore dei quadrati c’impone l’ordine, la sovrapposizione delle forme fa' spazio nello spazio creando respiro e movimento. S’intuiscono la trasparenza e l’armonia grazie all’uso del colore degli antichi affreschi, il nostro corpo e la nostra mente si aprono e respirano fino a che l’abbandono al profumo di primavera è totale e i nostri sensi si ridestano per un auspicabile recupero. Nelle opere di Akronos intuiamo di poter nascondere i piani geometrici della nostra vita, il colore delicato o acceso è organza che si stende sopra e aiuta a dimenticare; nasce, così, la memoria alla quale attingiamo per il nostro continuo divenire così che i piani geometrici si possono leggere e sfogliare come pagine di un libro. In queste opere il tempo e lo spazio s’incontrano: il tempo divino Krònos incontra lo spazio umano, siamo in Akronos dal greco fuori dal tempo, qui il nostro equilibrio si sfalda, oramai il polline ci ha “contagiato”; nella trama ben visibile delle tele scorgiamo il nostro sé, esso non sparisce neppure con le sovrapposizioni dei piani e le molte, seppur leggere, mani di colore. Tutto ciò ci rassicura, c’incoraggia a voltare gli scritti della nostra vita con piacere e gioia, perché quest’arte rallegra e appaga con grazia ed eleganza.
A Firenze Anita Mollo (italiana
laureata in lingua e letteratura inglese) incontra, per caso, Angela Longares (spagnola architetto d’interni). Nel
1982, dall’unione del tempo di Anita
e dello spazio di Angela, è nato
Akronos la loro firma d’arte, da trent’anni portano avanti un esperimento
artistico lavorando a quattro mani. Nel loro studio, piccola e accogliente nicchia
in S. Spirito, sbocciano fiori con tele
di juta riciclata che rendono bello anche il retro del quadro. Come in
un’antica bottega Anita e Angela preparano il supporto, costruiscono i telai di
legno, dipingono lievi strati con colori in polvere legati a vinavil diluito,
fino a che le tele si fanno memoria individuale e universale ma anche una ricerca
e un’idea. La loro arte è essenza e, pur custodendo la cultura classica,
incontra l’astrattismo, il minimalismo, la composizione e la scomposizione, il
movimento.
La parola “si” fa immagine e poesia “… diventa ricerca pesante e leggera. Rotola per declivi estremi, si
con-fonde con la vita stessa, si trasforma in colore: è PITTURA” come
dicono Anita e Angela.
Sciamiamo verso “piani
geometrici” di Akronos, fino al 15 marzo 2012 alla Galleria Immaginaria.
Nessun commento:
Posta un commento