Oro
e desiderio... entriamo e ci fermiamo in questa bella hall di albergo
nel pieno centro di Firenze, avvolti e travolti dalle dimensioni dei quadri,
dallo sfocato, dal non detto, dalla sensualità, dall'amore, dalla ricerca
dell'unione e della fusione.
I
quadri di Ambra Morosi, grandi, sfocati, quasi senza contorni, avvolgenti, ci
entrano dentro, sfumano con grazia, con leggerezza facendoci entrare in
contatto con l'altro e con il nostro sé.
Figure
umane, uomini e donne spesso vicini, abbracciati quasi a cercare una fusione ma
la fusione non avviene mai, piuttosto c'è desiderio d'incontro, sensualità,
estensione, divenire, possibilità di altro, oltre a quello che vediamo di
fronte al dipinto. Le figure vanno l'una verso l'altra cercando d'entrare in
contatto, di prendere, di carpire.
Nelle
sue pitture la ricerca di unione tra il maschile ed il femminile, come se
dentro ognumo di noi ci fosse la spinta all'unione tra queste due parti opposte
ma complementari per diventare individui completi.
Citando
Gerhard Richter: "La sfocatura può diventare una dichiarazione di
intenti, lo strumento che mette in guardia l'osservatore sull'affidabilità di
ciò che vede". La sfocatura nei quadri di Ambra, la sua ricerca
di "trasformazione sfumata" cioè una particolare tecnica che
non toglie ma costruisce la forma, non rende "affidabile" ciò che
vediamo, a seconda di ciò che l'ossevatore mette a fuoco cambia la storia,
cambia la prospettiva. La sensualità, il colore rosso dominato ed usato con
maestria, l'oro, in questi dipinti non c'è il suo uso ma il richiamo all'oro
alchemico.
Sempre
da Gerhard Richter"Non sciolgo le immagini per distruggere la
rappresentazione ma per conquistarle all'arte ... Sfoco le cose per renderle
altrettanto importanti o ugualmente non importanti ...". Le sue figure
si perdono, si sfumano, il corpo umano s'estende e perde la massa nello spazio
circostante diventando quasi una macchia dai contorni sfumati, aurea, che ci
coinvolge. Conquistano l'arte catturando l'energia cosmica che collega il
microcosmo al mascrocosmo. C'è la religiosità e la sacralità di far parte di un
tutto, energie individuali che si legano e come cellule s'attraggono per
formare il tessuto dell'umanità.
Nelle
sue opere la comunione, lo scambio, l'unione con l'altro da sè; figure solitarie
che si smaterializzano, si sfumano e si sfocano, perdono sicurezza e pienezza,
perdono la loro forma iniziale per trasformarsi all'infinito come la materia
cosmica. La centralità resta, solo i margini interagiscono con l'ambiente
circostante come in "Amanti" l'uomo e la donna s'incontrano in
un abbraccio pieno di sensualità e amore, si cercano estendendosi.
La
mostra della Morosi ci investe di una calda sensualità e ci mette di fronte ad
una realtà che non sempre è quella che appare, perchè in continuo divenire come
la vita.
La
sua pittura è poesia, è il percorso alchemico della nostra anima, è perdita ma
per cercare e trovare altro da quello che appariamo, dimensione forse onirica o
più semplicemente cosmica.
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