Bangkok: in lingua thai
Krung Thep Maha Nakhon, ossia Città degli angeli Grande città.
Lo scorso 23 giugno 2011 la Galleria Biagiotti ha inaugurato
Bangkok Density, mostra a cura di Pier Luigi Tazzi: Pattara
Chanruechachai, Arin Rungjang, Kornkrit Jianpinidnam sono tre giovani
artisti thailandesi. Angeli, che come nel film di Win Wenders La città sopra
Berlino (1987), osservano
la grande città di Bangkok e i suoi abitanti.
Nello spazio vuoto della galleria, Pattara ci accoglie
con tre grandi lavori in cui il processo di stampa fotografica avviene su fogli
di giornale riciclati; fermi e sospesi in questo vuoto, siamo assaliti dalla
densità della città. I luoghi da lui
fotografati non contemplano presenza umana eppure percepiamo la folla, sentiamo
i rumori di fondo, le notizie dei giornali sussurrate e poi sempre più alte,
udiamo chiacchiere, grida, traffico automobilistico, gli articoli locali che si
sovrappongono con quelli internazionali. Il mondo entra a Bangkok, nel suo
contesto culturale locale e Bangkok entra a Firenze. La città avanza nel
silenzio dello spazio vuoto della galleria e poi, con impeto, ci avvolge, ci comprime,
ci rende parte di essa, assorbiamo la sua densità che diviene parte della
nostra vita.
Ogni tanto un rumore di aereo ci distrae, forse un aereo
sorvola il cielo di Bangkok? Il rombo ci conduce, invece, verso l'artista Arin,
al suo ricordo, al suo desiderio di veder tornare il padre ogni volta che sente
un aereo. Piccole foto in bianco e nero del padre morto in Germania, il
racconto della madre sulla somiglianza del papà di Arin al cantante americano
J. Mathis, il testo della canzone Wild in the wind, il suo sogno ricorrente sul padre/fantasma
ricreano la memoria personale di Arin che incontra quella collettiva: due
pezzi, all'apparenza reperti archeologici, ci rimandano al souvenir della Pietà
di Michelangelo che Arin ha trovato nella casa materna. La piccola Pietà ora è
qui, a pezzi, a ricordarci il rapporto madre-figlio e l'assenza del padre, essa
eleva il dolore individuale della memoria di Arin a dolore universale e sacro.
Il percorso della mostra ci porta infine a Kornkrit,
fotografo/angelo che da subito ci chiama a entrare nella vita di Bangkok. Scene
di vita quotidiana, oggetti, persone, luoghi, foto buie, intervallate da brani
tratti da “Mille e una notte” a ricordarci che ogni cosa, ogni singola persona
ha una storia da raccontare e da vivere e che le storie possono non finire mai,
ogni storia può essere legata alla successiva. Ci rammenta che la vita è un
continuo cambiamento e che niente è preciso, netto, finito. I luoghi, come le
persone, si modificano e si trasformano come la foto della prigione di Bangkok convertita
in parco cittadino. Kornkrit, con la sua arte ci esorta a rimanere aperti a
nuovi racconti, a nuovi spazi di mutamento e ci invita ad entrare
nell'appartamento, nella strada, nel giardino, vicino alla vasca di ninfee,
nella città notturna o accanto al corpo nudo di un uomo che dorme. Ci
incoraggia ad essere quelle persone, a bere in quel bicchiere, a suonare quel
violino o ancora ad inventare storie da mille e una notte su ogni luogo,
oggetto o persona che l'artista ha fotografato. Anche noi angeli osserviamo la città e i suoi cittadini,
ma soprattutto entriamo nella densità culturale dell’odierna Bangkok restituendola poi alla nostra quotidianità.
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