Dal 7 settembre 2011 la Galleria Tornabuoni di Firenze (Via
Borgo San Jacopo 53/r), piccola galleria vicinissima al Ponte Vecchio, ospita
la mostra Mnemosine o della Memoria
di Giuliana Fresco. Blu, gialli, verdi, ocra ci danno il benvenuto. Le tele
libere sono arazzi, siamo colpiti dallo spazio e dall’ariosità dei suoi
paesaggi che riproducono il mare, i cipressi, gli ulivi. Le figure umane sono sempre
all’aperto, da loro si ha una sensazione di apertura, di dialogo ed accoglienza.
Le pennellate sono spaziose ed ariose, linee sinuose e rotondeggianti, mai
spigoli, mai angoli, tutto è molto “morbido”.
Morbido come la cera d’api, materiale
“pittorico” che la Fresco impiega in queste sue ultime opere. La cera è
versatile, trasparente ed insieme opaca, si adatta alle forme, cambia con la
temperatura, si liquefà col caldo e s’indurisce col freddo. La cera è un
materiale estremamente sensibile come sensibile è la memoria. Così come Mnemosine, personificazione della
memoria che ha il potere di far ricordare, anche la cera, col suo profumo, con
la sua plasticità, con la sua cedevolezza, con la sua adattabilità, ci fa
ricordare. Ci riporta ad odori lontani
nel tempo e nello spazio, all’encausto,
antica tecnica pittorica. Ma ci ricorda anche la tecnica del batik dove, però, la cera scompare nel
prodotto finale. Nelle opere di Giuliana Fresco la cera rimane ed è parte
integrante della tela, diventa tecnica pittorica pura. Ed è quasi sempre usata
come materiale di passaggio per fare le fusioni
a cera persa. Fresco, invece, cita Medardo Rosso e le sue sculture, ci
rammenta che la cera è un materiale da curare e da proteggere, proprio come la
nostra memoria.
La memoria è uno scrigno prezioso che racchiude ricordi
felici e dolorosi, a noi l’opportunità di aprirlo o meno e quando lo apriamo lo
facciamo con estrema cura, con rispetto, con “morbidezza” per l’appunto. Fresco
apre il suo scrigno personale con estrema delicatezza e poesia e ci trasmette felici ricordi d’infanzia,
le rocce del mare ligure, l’anfiteatro di Fiesole, la casa al mare, il giardino.
Fresco cola la cera d’api fusa sulla tela, a macchia, e
inizia la sua storia, la sua “memoria”. Riversa immagini che piano piano
prendono forma e diventano paesaggi marini, collinari, figure; mischia i colori
con la cera come si fa con l’encausto, dando alla superficie del quadro
spessore, profondità e variazione di luce. Le sue opere sono, infatti, molto
luminose. Affascinante immaginarla nel suo studio a Milano concentrata nell’atto
di “dare forma” ad un ricordo lontano che riaffiora, per poi trasmettercelo con
estrema sensibilità e poesia nelle opere esposte fino al 21 settembre 2011 alla
Galleria Tornabuoni di Firenze.
Che belle sensazioni mi danno questi quadri...le tue recensioni poi emozionano come sempre:-)
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