martedì 27 maggio 2014

RE - COR di Gustavo Maestre


Gustavo Maestre
RE - COR
a cura di Angela Rosi


5 - 23 Giugno
Opening: giovedì 5 Giugno 6pm










Durante il viaggio la nostalgia non si è separata da me
e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia.    
                                                     
                                                               (Viaggio di Nazim Hikmet)

Queste parole riassumono l’arte di Gustavo Maestre che è viaggio e nostalgia, le sue opere sono racconto, storia personale, sociale e culturale in bilico tra l’individuale e il collettivo. Come uno sciamano, l’artista compie un viaggio nel profondo dell’animo, l’arte diventa un bisogno impellente per vivere, una scelta di vita e di crescita. La tela è per Maestre esperienza tattile ma soprattutto carnale, in essa si sporca, ci fuma, si ubriaca, ama la tela come un’amante, ne ama la bellezza del corpo femminile celato in essa nelle notti dense di pensieri e sogni. I suoi quadri sono carichi di materia e spiritualità diventano icone della madre terra e messaggeri della sua cultura latina americana. L’interiorità di Maestre scaturisce a onde, è il mare senza fine che possiede una forza indomabile, un’infinità di tempeste e la dolcezza di un innamorato quando sulla rena si fa spuma. Dalle tele emergono forme, colori, simboli e ancora numeri e parole, nomi di Dei, oggetti, tracce di vita vissuta con dolori, passioni e separazioni. Tramite la pittura l’artista afferra gli affetti lontani e li rende vivi reali vicini, rievocazione tangibile di sapori e odori della sua terra. Nella sua pittura compare tutto ciò che ha abbandonato per spostarsi nel mondo in un’incessante ricerca artistica e individuale, quale osservatore attento dell’umanità. Le opere sono ricordo dal latino, la radice RE (indietro) e COR (cuore), cioè richiamare in cuore, negli anni la memoria di Maestre si è raccolta nel suo cuore trasformandosi in appassionato colore. Per Maestre il ri-trovare se stesso è sottoposto al movimento interiore ed esteriore ma c’è sempre un ritorno, una nostalgia che mai si è separata da lui. Viaggiatore instancabile, dalla sua pancia escono parole che nei quadri prendono forma e colore facendosi storie e poesie. La sua anima trova salvezza e purezza percorrendo le angosce, le paure, i desideri con un continuo rimando ai rituali latini americani di origine africana Santeria, 2014. La figura umana è costantemente richiamata anche se trasfigurata, ridotta a ombra nera, bianca o silhouette, in coppia o in gruppo ma sempre in un viaggio di ricerca. La pittura di Maestre è rimasta vergine, ha conservato tutta la potenza latina americana ed è priva d’influenze europee nonostante la sua permanenza in Spagna, Francia, Portogallo, Italia. Esso è riuscito a rimanere integro e “chiuso” alle contaminazioni artistiche europee deciso a far conoscere la sua cultura qui in Europa con un taglio sicuramente personalizzato per questo “..del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia”. Nell’esplosione dei colori il sorriso si mischia al dolore, il piacere alla rinuncia, la solitudine è esplorata in tutte le sue forme, il pianto si alterna al riso, e, il vissuto di un artista sensibile, che sente prima perché esattamente ad un passo avanti al suo corpo cammina la sua anima, diventa arte.




Gustavo Maestre è nato a Barcelona (Venezuela). Pittore, scultore e grafico, ha conseguito nel 1975 il diploma all'Escuela Artes Platicas A. Reveron della sua città; si è diplomato nel 1979 in incisione e serigrafia all'Istituto Tres Rayas di Madrid e nel 1985 in tecniche della ceramica all'Istituto Statale d'Arte di Sesto Fiorentino, Firenze. Vive e lavora a Prato. Ha tenuto personali, sia a livello nazionale che internazionale: Avana (Cuba) Madrid, Modena, Milano, Parigi, Toulouse, Puerto la Cruz (Venezuela), ha esposto più volte a Firenze, Prato e territorio. Le sue opere sono presenti in collezioni italiane e straniere.



mercoledì 14 maggio 2014

Realismo in-forme di Akronos



La Sala Barducci del Palazzo Medici Riccardi ospita realismo in-forme di Akronos, istallazione di nove quadri, il video in bianco e nero di Max Perissi e a terra tanti fogli bianchi stratificati con una grande macchia rossa al centro, Appunti 2014, sangue che cola da una ferita profonda. Vertigine nell’essere dentro tutto questo rosso e nero, la mostra centra, come gli aerei negli attacchi. Le opere accolgono numeri che ricordano quelli sulla pelle dei prigionieri nei campi di concentramento o calendari che segnano il tempo. Le tele sono intelaiate lasciando le sfrangiature perché siamo imperfetti e in-forme cioè senza una forma definitiva perché sempre in divenire. Stare nell’installazione è nascere alla vita, vivere la sua potenza nonostante gli eventi dolorosi che ci colpiscono spesso a tradimento e senza preavviso e ci fanno esplodere e implodere in mille pezzi scaraventandoci nello spazio infinito e ciò che eravamo non siamo più, niente sarà mai più come prima di quel giorno ricordato poi con il numero che diventerà l’anniversario. La morte spazza via la vita che riprende il suo corso lentamente dopo lacrime e rabbia rossa mischiata al lutto nero e poi quasi all'improvviso arrivano i colori pastello dell'aurora, sito 41-2014. Il nuovo in-forme è sovrapposizione di tela, pigmento materico che sedimenta il dolore per far posto alla gioia mischiata alla colpa di essere vivi, sorridere, passeggiare o assaporare l'aroma del caffè e lavorare con la morte dentro ma con le mani che si muovono da sole all'unisono con la pancia mescolando e stendendo colore, pennellata sopra pennellata, con la rabbia che solo la morte, l'abbandono e le separazioni possono dare. E, così che il trapasso, il buco nero nel quale siamo sprofondati prende forma, diventa arte, passione che salva e converte tutto il vissuto doloroso in bellezza. Il tempo scorre, il colore diventa alba, un nuovo giorno, una nuova vita, un nuovo viaggio. Le opere di Akronos hanno lo spessore dell’aver percorso il ciclo della morte e rinascita. Dalla sofferenza la leggerezza, l’apertura e amore da donare perché tanto ci è stato dato, siamo stati amati, anche se brutti, doloranti, infelici. L'istallazione è diventata un abbraccio sereno e accettazione perché siamo liberi se accogliamo l’incognito della vita. La mostra realismo in-forme di Akronos prosegue alla Galleria Immaginaria fino al 15 maggio 2014. 

  
www.akronosart.it