Esiste, com’è noto, il
gioco “delle belle statuine”. Un
bimbo si volta verso il muro e conta fino a 10, poi si gira velocemente e guarda gli altri
bambini che devono restare completamente immobili in una posizione da loro
scelta, come se fossero statue, chi non è perfettamente
immobile torna indietro.
Di fronte ai quadri del pittore Cesare Reggiani, presenti alla Galleria
Immaginaria fino al 22 giugno 2011, nella mostra “Incanto senza tempo”, ci immobilizziamo, diventiamo belle statuine,
ritorniamo all'infanzia a ritrovare l'incanto di luoghi senza tempo, onirici e
fantastici.
Il tempo di Reggiani è statico, fermo ma non mortale, la visione del
luogo è cristallizzata, c'è silenzio, concentrazione, attesa. Visti uno dopo
l’altro, i suoi quadri paiono fotogrammi che scorrono. Gli scenari sono silenziosi,
metafisici, i paesaggi composti da forme geometriche pure e bianche, da archi e
rotonde palladiane.
Gli animali, spesso in primo piano, e invariabilmente non domestici, sono
tigri, ghepardi, cinghiali, istrici, stambecchi, pavoni, trampolieri con grande
apertura alare (dei quali non si avverte il movimento del volo). Gli animali sono
guardiani, osservatori, assoluti protagonisti di questi ambienti non vissuti
dall'uomo.
I panorami di Reggiani diventano presente, passato e futuro, la
sensazione è quella di stare qui, nell'attimo, nella contemplazione e nella
meditazione, non c'è possibilità di fuga ma “obbligo” di stare fermi come nel
gioco infantile. Reggiani ci costringe a fermarci in un luogo dove tutto sembra
incanto e perfezione, dove niente è dato al caso. Essere qui, ora, nel
presente, nell'assoluto.
I colori di Reggiani sono puri come le sue forme geometriche, gli azzurri
intensi ricordano il mare delle isole greche, i coni rossi rovesciati paiono
vulcani (o i vulcani sono coni rossi rovesciati)?
Parti di isolotti con vegetazione mediterranea emergono richiamando “L'isola dei morti” e “L'isola dei vivi” di Bocklin.
La Galleria diventa per un attimo un interno di villa fine ‘700 affrescata
con vedute bucoliche, davanti alle quali
passeggiamo e ci soffermiamo trasportati dal sogno e dal desiderio d’incanto.
La nostra realtà quotidiana ci porta alla fretta, al movimento frenetico;
queste scene, invece, ci dispongono alla calma, al silenzio, alla riflessione.
Spesso non ci fermiamo perché crediamo che l’immobilità è morte, è il fine di
tutto, Reggiani ci fa intuire che al contrario immobilizzarsi è l’essenza della
vita, preghiera, ascolto della natura. Nei suoi dipinti, come nel gioco
infantile, c’è fissità, ma solo per ritrovare maggiore consapevolezza di noi
stessi e del mondo circostante: la vita è qui, nel nostro “Incanto senza tempo”.
complimenti davvero, non conoscevo questo autore ma le tue parole evocative mi hanno davvero allettata...anche perchè uno fra i miei autori preferiti, Magritte, potrebbe talvota essere descritto con parole non molto dissimili...
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