domenica 20 settembre 2015

Astrazione e sacralità di Luca Brandi




Il nero di Luca Brandi ci avvolge in un abbraccio pesante, troppo stretto e opprimente, sembra che non ci lasci spazio ma poi scopriamo che l’aria c’è, soprattutto dentro di noi. Le sue opere sfiorano l’assoluto ma sono buchi neri che ci risucchiano in un vortice e verso l’origine di tutto. Le imperfezioni del lino della tela lavorata a rovescio diventano parte della pittura integrandosi perfettamente e rendendola più materica. L’abbraccio quasi mortale e soffocante diventa vita, il nero riflette la nostra intimità, è un nero caldo e luminoso mischiato a colori metallici, bronzo, argento o rame. I quadri sono specchi che ci consentono un viaggio verso il nostro mondo interiore. L’artista, con audacia, ci indica la via per ri-conoscersi, per non aver paura del nostro nero, ci accompagna verso la conoscenza della nostra anima individuale che dialoga con l’Anima Mundi rivelandoci l’armonia e l’immortalità. Ci affidiamo al rosso per entrare nel nero perché ci coinvolge con l’immediatezza e la spontaneità di un approccio informale senza regole e difese, il suo grondare sulle tele ci attira con gioiosa vitalità. I misteri poi si svelano via via che entriamo in sintonia con i dipinti in un percorso di svelamento, il velo piano piano scivola a terra e noi rimaniamo soli e stupiti di fronte a tanta bellezza dell’anima. Siamo discesi nella dimensione inconscia e intimista per scoprire che il nero non è sofferenza ma ascolto di tutto ciò che arriva dall’interno e con la creatività si attua compresi ritmo, movimento e colore che il nero libera nelle recenti opere di Luca Brandi.

FienilArte
Via Giuseppe Garibaldi, 10
55045 Pietrasanta (LU), Italia


www.fienilarte.com 



 


venerdì 8 maggio 2015

Em) i ! c , iCL . i a cura di Angela Rosi

La Corte // LOGO
Juri"Pilgrim"PellegriniElisaZuriLuisAlgado
BeatricePieroniLubéGiuseppeSalernoCristinaSalerno

a cura di AngelaRosi

Em) i ! c , iCL . i
A cura di Angela Rosi
OPENING
Mercoledì 13 Maggio ore 18.30


lacorte_pics
Em) i ! c , iCL . i
Spazio vuoto, punti di sospensione, nel bianco il nulla, l'inizio e la fine di tutto, la vita e la morte. Luce, silenzio assoluto impalpabile e ovattato, colore e bagliore, possibilità infinite. Bianco dei fogli e paura del gesto poi il timido balbettio che si fa sempre più forte, enfatico e ancora traccia e ritmo, disegno e pittura, colore e amore. Lo spazio bianco azzera, cancella per ricominciare dal principio, è essenza e purezza, è anarchia. Le parole sono divise, le sillabe allontanate, il suono diventa armonia e bellezza nella diversità, il ritmo cambia, si aggiusta, è sincopato, dolce o sommesso, è difficoltà, è un accenno a un dolore remoto, è l'urlo nell’incubo.

Em)   i ! c,  iCL   . i è lo spazio dove nuove situazioni possono accadere. Rivelare lo spazio bianco fra le parole e nelle parole è lasciare affiorare altri significati nascosti, è incontrare musica, gesti, colori, immagini, voci. Se facciamo spazio bianco, riusciamo a scorgere altre dimensioni occultate dal “fitto delle parole”, i confini si estendono, le frasi diventano spaziose, si spezzano e si perdono creando bianchi vuoti accettanti di tutto ciò che è diverso da noi. Em)   i ! c,  iCL   . i è il luogo/non luogo aperto, è un abbraccio che non costringe come quando allarghiamo le nostre braccia per accogliere l’altro.



Main Sponsor
ROSANNA TEMPESTINI FRIZZI . LA CORTE ARTE CONTEMPORANEA . ASSOCIAZIONE CULTURALE
Via de’Coverelli 27/R 50125 Firenze
info@lacorteartecontemporanea.it www.lacorteartecontemporanea.it

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lunedì 6 aprile 2015

EGO di Simone Gori





Nel buio lo spazio vitale ci è sottratto e siamo costretti quasi a abbandonare la sala che è piena di una grande camera d'aria di tessuto sintetico che fuoriuscendo da una piccola scatola (contenitore -corpo individuale) si espande gonfiandosi e sottraendoci aria e spazio. E' EGO opera del giovane artista pratese Simone Gori ospite alla Galleria La Corte di Firenze fino al 13 aprile 2015. L'installazione è composta da una camera d'aria in fibra poliammide poggiata su bancali ai quali sono incollate alcune fotografie di grande formato. Le foto ritraggono l'artista di schiena nell'atto di sorreggere il grande peso del suo stesso EGO che si gonfia sempre più nella forte concentrazione su se stesso tipica di chi fa arte e in generale della auto promozione che oggi con i media sembra alla portata di tutti esprimere e pubblicizzare la propria creatività. L'EGO artistico si gonfia e prende spazio, forse troppo fino a far uscire gli altri dalla propria vita creando solitudine e peso, il peso che Gori sostiene sulle sue spalle. Fare arte è anche prendersi carico di questo Ego che vuole farsi notare attraverso la creatività rischiando che quasi tutta la vita dell'individuo ruoti intorno all' EGO artistico, tutto ciò può diventare molto pesante perché spesso le scelte sono fatte in solitudine e alcune volte senza essere capiti profondamente capiti.
In galleria a fatica possiamo camminare intorno all'opera perché EGO ci spinge verso la parete e ci schiaccia costringendoci quasi ad annullarci per fare posto a lui, non abbiamo la possibilità di interagire con l'opera ma possiamo solo constatare che è talmente gonfio di se che non si accorge di noi, del nostro corpo e ancor meno dei nostri pensieri. Eppure è un EGO non rigido, quasi giocoso, ricorda una mongolfiera ma non vola sicuramente si gonfia anche per difesa per farsi forza di fronte alla critica e al pubblico, perché l'artista è pur sempre la persona che attraverso la sua opera si mette a nudo di fronte al mondo con il coraggio di far vedere le debolezze, le paure, i dolori convertendo tutto questo in oggetto artistico attraverso la creatività. Dentro o dietro questo enorme EGO forse c'è anche tanta fragilità e paura di non riuscire, di non essere capito, di essere rifiutato, di non essere all'altezza di... L'artista è Atlante dalla mitologia greca, il Titano condannato a reggere sulle sue spalle la volta celeste spesso raffigurata come il mondo, esso è colui che sopporta/porta, Atlante è anche la prima vertebra cervicale che regge il peso statico e dinamico della nostra testa. L'artista è colui che si fa carico del mondo inteso come umanità come se portasse su di se la possibilità di espandere la creatività umana in un grande enorme EGO perché l'opera di Simone Gori non è solo l'EGO dell'artista ma anche rappresentazione dell'arte.







Pensiero Manifesto di Simonetta Fratini



Spazio Glicine si affaccia sulla corte interna della copisteria La Fotocopia in Via San Gallo 2r a Firenze. E’ uno spazio nato da poco dove possiamo degustare un caffè e vedere mostre d’arte contemporanea. Lo scorso sabato 21 marzo si è inaugurata la mostra dell’artista grafica Simonetta Fratini dal titolo Pensiero Manifesto aperta fino al 30 aprile 2015. Le opere di Fratini non sono mai banali, le sue immagini mirano e arrivano direttamente dentro di noi, il pensiero diventa manifesto in un gioco di parole e figurazioni. Sono immagini semplici come sintetici sono i pensieri che le accompagnano, ma non ci lasciano indifferenti, anzi attraverso la loro leggerezza e ironia ci mettono di fronte a importanti temi sociali. Di fronte a queste opere grafiche sorridiamo ma al tempo stesso ci obbligano a riflettere perché Fratini riesce a colpirci nel punto giusto con molto tatto e soprattutto con tanta allegria. Pensiero Manifesto è una sorta di giornale, un quotidiano nel quale possiamo leggere e commentare i fatti con cui ogni giorno ci confrontiamo, con grande umorismo Fratini ci porta nel selfie, nel cibo, nell’edilizia, nella violenza in famiglia manifestando chiaramente i suoi pensieri legati a un’immagine grafica. Ci divertiamo molto a confrontarci con il suo e il nostro Pensiero Manifesto perché le sue elaborazioni grafiche nascono dalla voglia di comunicare in modo intelligente, chiaro e accattivante, ci riesce molto bene perché la sua giocosità è piena di stimoli per noi. In mostra anche altri progetti grafici di Simonetta Fratini Animalocchi esseri animali che con il loro grande occhio osservano il mondo senza giudicarlo cercando di capire ciò che accadrà intorno a loro. Essi sono allegri, alle volte imbronciati o impauriti, ma sempre ci conducono in un mondo festoso, dove occhio e malocchio fanno Animalocchio per un nostro personale piacere nel camuffarci e scrutare il mondo con l’occhione ingenuo ma non per questo meno profondo e soprattutto accogliente. Fractus è composto d’illustrazioni digitali vettoriali che riproducono un particolare di un soggetto che poi diventa altro e crea una sua vita propria separata dal soggetto stesso. Appesi ai vetri delle finestre che danno sulla corte con il glicine tra non molto in fiore, i Plexieyes che sono portafortuna pieni d’allegria, richiamano gli edifici dell’Europa settentrionale e anche i cristalli di neve. Appesi ai vetri dialogano tra l’interno e l’esterno e sono il collegamento tra la mostra della sala e i Fractus esterni appesi al glicine.





sabato 14 marzo 2015

E,m( i!c, iCL, ,i





Spazio vuoto, punti di sospensione, nel bianco il nulla, l'inizio e la fine di tutto, la vita e la morte. Luce, silenzio assoluto impalpabile e ovattato, colore e bagliore, possibilità infinite. Bianco dei fogli e paura del gesto poi il timido balbettio che si fa sempre più forte, enfatico e ancora traccia e ritmo, disegno e pittura, colore e amore. Lo spazio bianco azzera, cancella per ricominciare dal principio, è essenza e purezza, è anarchia. Le parole sono divise, le sillabe allontanate, il suono diventa armonia e bellezza nella diversità, il ritmo cambia, si aggiusta, è sincopato, dolce o sommesso, è difficoltà, è un accenno a un dolore remoto, è l'urlo nell’incubo. E,m(  i!c,  iCL,  ,i è lo spazio dove nuove situazioni possono accadere. Rivelare lo spazio bianco fra le parole e nelle parole è lasciare affiorare altri significati nascosti, è incontrare musica, gesti, colori, immagini, voci. Se facciamo spazio bianco, riusciamo a scorgere altre dimensioni occultate dal “fitto delle parole”, i confini si estendono, le frasi diventano spaziose, si spezzano e si perdono creando bianchi vuoti accettanti di tutto ciò che è diverso da noi. E,m(  i!c,  iCL è il luogo/non luogo aperto, è un abbraccio che non costringe come quando allarghiamo le nostre braccia per accogliere l’altro.