mercoledì 12 febbraio 2014

Séraphine de Senlis (1864 - 1942)

Il 20 giugno 2014 s’inaugurerà una mostra collettiva per onorare i 150 anni dalla nascita di Sèraphine de Senlis. Io curerò l’esposizione che sarà all’Atelier Giardino Colgante dell’artista Gustavo Maestre a Prato.


Nell’arte dimora la follia, ogni uomo coltiva dentro di se una parte di follia che gli permette di vivere la vita con originalità e creatività. L’artista è un folle che da forma e colore alle sue visioni, l’uomo attraverso l’arte riesce a mantenere un equilibrio e a non superare quella sottile linea che, alcune volte, può portare nel caos delle allucinazioni. Per Séraphine, pittrice francese, questa stabilità si è incrinata ed è sprofondata nella sua arte follia. Séraphine de Senlis all'anagrafe Séraphine Louis nasce ad Arsy il 2 settembre 1864, di origini umili e prematuramente orfana di madre lavora come domestica sin da bambina. Di notte china a terra nella sua piccola stanza e quasi in estasi dipinge e prega, forse, parla con voci che immagina udire. Nella cattedrale di Notre-Dame a Senlis Séraphine ha sentito la Madonna che le ordinava di dipingere e si è votata alla pittura, Séraphine dipinge la natura, i suoi fiori sono preghiere che s’innalzano al cielo con il solo supporto dell’universo. I suoi quadri sono pieni, densi e coloratissimi, la bellezza e la luminosità sono esaltate, ricordano le pitture religiose e la spiritualità dell’arte gotica, sono vetrate di cattedrali. Sèraphine dipinge per necessità e ciò le permette di vivere una vita faticosa e senza affetti, Séraphine è autodidatta ma le sue tele hanno la capacità di trascinarci dentro, sono labirinti e litanie, sono ossessività e ritmi sempre più serrati, la natura dipinta è esplosiva, compulsiva e inebriante, i fiori si potrebbero moltiplicare all’infinito. Séraphine dipinge in uno stato di trance, si fa guidare da qualcosa d’interiore, di fisico e spirituale insieme, forse la sua anima, costretta di giorno alla fatica fisica, di notte, finalmente libera, esprime la sua bellezza e la sua luce attraverso la pittura. Del suo lavoro di domestica Séraphine dirà «facevo i miei lavori neri», forse intendendo contrapporli ai lavori colorati: di giorno quelli neri, di notte i colorati, i suoi ritmi ribaltati, le luci invertite per una pittura segreta. Wilhelm Uhde, collezionista d’arte, nel 1912 scoprì il suo talento e le rese un breve periodo di benessere e fama. La crisi economica del 1929 colpì anche Wilhelm Uhde e Séraphine si sentì, forse, abbandonata e tradita, il mondo tra realtà e immaginazione che lei si era creata, la conduce al delirio fino a lasciare nel 1932 Senlis per essere ammessa nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Clermont de l’Oise con la diagnosi di psicosi cronica con manie di grandezza. Séraphine morirà l’11 dicembre 1942 Udhe va a trovarla spesso nei dieci anni d’internamento. Séraphine in manicomio non dipinge più, ma scrive nonostante la scarsità della carta, ci sono molti documenti che testimoniano questo periodo della sua vita, scritti dallo psichiatra Lucien Bonnafé, raccolti poi in un libro Dans cette nuit peuplée con copertina un dipinto di Séraphine. Nel 1945 Udhe organizza una mostra in sua memoria a Parigi, interamente dedicata a lei nel 1947 muore, cinque anni dopo Séraphine.



Francoise Cloarec, Séraphine, La vita sognata di Séraphine de Senlis, Archinto 2010


Seraphine del regista francese Martin Provost, Francia 2008,



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