"Oh, come desidero ardentemente
crescere / Guardo fuori / E l'albero dentro di me cresce”.
(Rainer Maria Rilke)
Vicino
alle mura medievali di Figline Valdarno, è collocato “Albero dell’universo – 2011” di Marcello Guasti composto di
ventitré elementi di bronzo patinato che rappresentano le fronde e il tronco; fra
il fogliame i nomi dei 206 figlinesi caduti nella Prima Guerra, ma in senso
universale l'opera ricorda i morti di tutte le guerre come partecipi delle
costellazioni di una grande galassia. Albero
dell’Universo è un mosaico, un puzzle attraversato da una spirale bianca
con i nomi dei morti, le anime in questa galassia si muovono a spirale per purificarsi,
alleggerirsi e tornare al cosmo. L’albero collega la terra al cielo, la sua
chioma si muove al vento e fa si che le anime dei morti siano intorno a noi.
Nell’albero ritroviamo i quattro elementi: le radici affondano nella terra,
l'aria muove le foglie, la linfa è acqua vitale, il fuoco perché il legno
brucia. L’Albero dell’universo è
dedicato ai morti ma è a noi vivi facilita l'incontro con le anime, tramite
l'albero possiamo sentirne la sofferenza, la bellezza, la libertà e la loro
leggerezza; le frasche dell’Albero
dell’universo sono la loro dimora, bianche esse vivono nel silenzio della
natura. L’albero di Guasti ci porta dal basso all’alto, dalla materia allo
spirito, dal corpo all’anima, dall’umano al divino diventando il collegamento
tra la vita e la morte attraverso la spirale della galassia. Per contrasto, il
ricordo de L’Albero
della Fecondità, affresco medievale del 1265, che si trova sulla grande
parete delle Fonti dell’Abbondanza a Massa Marittima, raffigura un albero da
cui pendono, come enormi frutti, decine di falli, ai piedi della pianta una
folla di donne che attende la caduta dei falli maturi. Qui il passaggio inverso
dall’alto alla terra, dal divino all’umano, il divino si fa umano attraverso il
fallo che feconda la terra/madre/donna.
A Ventena,
“Il Vento e il suo Cipresso - 2011”
opera in bronzo creata da Marcello Guasti per amici, vicino a piante di ulivo
una falce, uno spicchio di luna, un cipresso che si piega e accoglie il vento
del luogo. Ancora un albero, il cipresso, ritenuto sacro, legato al culto dei
morti e al dolore del lutto, simbolo di vita eterna, il suo legno è ritenuto
uno dei quattro legni, con la palma, cedro e ulivo, con cui fu costruita la
croce di Gesù. Il vento che spira sul cipresso è
soffio di vita, simbolo dello spirito santo nella sua manifestazione, respiro.
In quest’opera di Guasti la vita e la morte sono
ancora insieme e non si possono scindere, yin e yang, opposti e complementari,
l’uno non può esistere senza l’altro, l’uno si trasforma nell’altro e viceversa
perché solo così possono esserci la vita e il suo continuo mutamento.
Pubblicato su Cultura Commestibile il 19/01/2013
Pubblicato su Cultura Commestibile il 19/01/2013
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