sabato 2 febbraio 2013

La poesia della distruzione di Gunther Uecker



La Galleria Bagnai di Firenze accoglie, fino al 23giugno 2012, “La poesia della distruzione” dell'artista tedesco Gunther Uecker. Lo spazio è un non spazio, bianco, accecante, i lavori nuovi, bianchi, riflettono la luce che colpisce i nostri occhi e il nostro cuore. Gunther Uecker dal 1957 dipinge usando quasi esclusivamente il bianco e il nero, solo alcuni dipinti più recenti hanno colori intensi, spesso sulla tela ci sono segni calligrafici. Il bianco è simbolo di purezza, innocenza, semplicità, è legato al sacro, ci indica un passaggio, un cambiamento o un inizio, ponte tra la materia e spirito, tra il mondo dei vivi e quello dei morti. E’ il bianco del foglio o della tela con la paura e la voglia di imbrattare, di cominciare o ricominciare perché il bianco è anche morte, lutto e distruzione di tutto, l’azzeramento totale per ripartire da zero proprio come il Gruppo Zero attivo negli anni ‘60 e di cui Uecker è stato tra i fondatori. Ci entusiasma la grande e bellissima tela Weiss-Weiss 1972-2002, con campiture di colore bianco e beige stese su una base che presenta segni calligrafici e coaguli di tessuto intrisi di bianco, la scultura Lohengrin – 1978 rende omaggio all’omonima opera di Richard Wagner. Verletzungen-Verbindungen – 2012, belli e inquietanti, sono assemblaggi di assi di legno, tela bianca e chiodi; simili a croci, creano una via crucis che ci invita a fermarci davanti ad ogni opera/stazione. Questi legni hanno subito delle ferite provocate da chiodi conficcati nel legno/carne, i chiodi formano grumi di ferro/sangue, nodi duri, cicatrici nel legno morbido, odoroso, integro. Il legno appena tagliato, aromatico, resinoso è oltraggiato e ferito dai chiodi come quelli piantati nei palmi di Cristo, le ferite inflitte dolorano, la carne e la materia sanguinano, siamo davanti a “crocifissioni”. Di fronte a queste opere dense e disperate ci identifichiamo, riconosciamo la sofferenza, la sfida e la passionalità e pure, nel bianco, la fiducia di poter rinascere; la passione e resurrezione di Cristo diventa la nostra, il dolore trasformato in arte. I chiodi alle volte ci tengono fermi, ci fanno pensare, esaminare le situazioni della nostra vita, altre ci feriscono profondamente, le ferite sanguinano e non guariscono o cicatrizzano malamente. I chiodi sprofondati nel legno sono forti e decisi, il gesto di Uecker chino a inchiodare è seducente; la sua arte è autodistruzione, ma serba la speranza di poter curare le ferite che ci inferiamo ripetutamente in questo mondo. I lunghi e bei chiodi di ferro e il legno rimandano alla terra, ai contadini, ai fabbri, ai maniscalchi, alla natura, ai boschi: un ritorno al luogo delle origini alla terra natia poiché le mani dell’artista si uniscono all’opera creando Verletzungen-Verbindungen  Ferite-Collegamenti come le mani ferite di Cristo si collegarono al legno della Croce.



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