La Sala del Basolato al
Palazzo Comunale Fiesole ha accolto Entropie,
una collettiva di sedici artisti che ha offerto uno sguardo sui nuovi talenti
del nostro territorio col proposito di creare un’interazione tra i vari
linguaggi dell’arte.
Le opere esposte hanno
dialogato creando entropia dal greco ἐν en dentro e
τροπή tropé trasformazione cioè porta disordine all’interno di un
sistema, ci accompagna al cambiamento, al punto di svolta, al rivolgimento, dove
i mutamenti avvengono invariabilmente in una direzione sola, quella verso il
maggior disordine. Gli artisti di questa mostra seguono percorsi molto diversi
ma tutti arrivano a una trasfigurazione, a una svolta e a un sovvertimento
dell’arte stessa.
Danilo Zappulla richiama Jan
Vermeer con Ragazza con pircing al naso,
2011. Giuseppe Zanone con Giacomo Pietrapiana e Annegriet Camilla Spoerndle ci ha attratto con
Narciso, 2010 restituendoci un
odierno Caravaggio.
La giovane donna ritratta con
sfondi di tessuti arabeschi Post cyborg,
2009 di Virginia Panichi ci invia il post di un futuro che comprenderà l’oriente
e l’occidente, con simbologie sacre quali il melograno e il pesce. Panichi
riunisce etnie diverse con uno sguardo unico verso il futuro, la rete, la
globalizzazione e il suo lavoro diviene una temporanea perdita d’identità per
acquisirne una più ampia.
La pelle avrà la fragilità della pelle, 2011 di Ilaria Margutti è una composizione di sei pezzi,
parti di corpo di donna su tela ricamati con semi. Vederle impressiona perché è
come se l’ago del ricamo ricamasse sulla nostra pelle, c’è dolore, sangue,
ferita. Il ricamo con i semi può “abbellire” ma non toglie la sofferenza, le
cicatrici rimangono in profondità. La garza traspira e nello stesso tempo
protegge le lesioni della pelle, le tracce che il destino ci lascia comprese le
spine come in Cristo. La pelle che racchiude il corpo della donna è il magico
confine, il simbolo arcaico del contatto con l’istinto e l’intuito, Margutti
sta nella propria pelle e ci invita a farlo. Ancora tessuto con Federica
Gonnelli che ha presentato con H-Abito,
2012 assemblaggio di organza trasparente stampata a transfert che ci porta all’interno
della leggerezza, le quattro figure femminili in abito lungo e bianco sembrano
fantasmi, un coro celestiale, o, ancora, angeli caduti dal cielo. Esse formano
il quadrato, le quattro direzioni, i quattro elementi, la croce greca, gli
evangelisti, H-Abito è abitare, stare
e vivere la nostra esistenza nella sua totalità terrena e spirituale.
Di Andrea Marini le opere Gemmazioni, 2010 gemme bianche in
vetroresina che come gemme vere si aprono verso il mondo e Ibridoteche 2009 teche in vetro che contengono piante in vari
materiali, sono riproduzioni della natura conservate, piccole serre dove vivono
surreali piante grasse composte di materiali metallici e sintetici. Questi
alcuni artisti della mostra che è una panoramica sulla nostra vita che sempre
più è Entropie.
Pubblicato su Cultura Commestibile del 23/02/2013