Gentili contraddizioni è la mostra di Giovanni Galizia ad Arch-tè, giovane scultore
di origini siciliane ha portato in questo piccolo spazio della facoltà di
architettura di Firenze la contraddizione artistica. Il suo barocco siciliano s’incontra
e contraddice gentilmente lo spazio architettonico fiorentino dalle linee
semplici e dominato dal quadrato. Questo piccolo luogo dipinto diventa memoria
dell'infanzia di Galizia, la casa di sua nonna, un palazzo del 700 affrescato
nel quale guardare da una piccola stanza dalle pareti inclinate percorsa da una
piccola lumaca di bronzo. L'interno di Arch-tè diventa inaccessibile a noi
visitatori come impenetrabile è la mente di ogni uomo, si fa luogo di ricordi, d’interiorità,
di sensazioni antiche, di ombre. Alla mente gli interni bui dei palazzi siciliani
spazi di riparo da un esterno carico di luce bianca e accecante. In Gentili contraddizioni l'interno dialoga
con l'esterno, ogni visitatore della mostra accoglie il suo interiore attraverso
l’artista. Lo spazio artistico contiene artigli che sembrano radici di bronzo
attaccate a un ramo d'albero anch'esso di bronzo, può sembrare il bastone di un
viandante, di un pellegrino, accenna al vagabondaggio nella sua assidua
ricerca. Galizia parla di se stesso come lumaca che porta appresso la sua casa,
il guscio, con la valigia in mano per un continuo viaggio alla ricerca, dentro
il bagaglio le sue memorie e le sue origini. Il ricordo della prima volta a
Firenze per studiare all'Accademia di Belle Arti la biblioteca qui vicino il
primo luogo che ha visitato con un amico. Il processo mentale è sulla soglia
tra il dentro e il fuori, forse in contraddizione, attraverso l’apertura un
soffio di aria fresca e musica. La visuale è limitata è come dal buco della
serratura, percepiamo più che vedere, ascoltiamo, c’è proibito entrare, non
possiamo camminarci dentro rimaniamo allora sulla soglia a immaginare storie e
vite all'interno della stanza luogo d'arte. Non possiamo violare fisicamente
questo spazio artistico, l'artista lo proibisce, è un suo luogo sacro che
possiamo vedere solo in parte e sentire allora questo spazio diventa puro,
perché inviolato da noi profani, diventa un luogo sacro, incontaminato e
immacolato perché nessun visitatore può violarlo e portarci il proprio corpo e
il proprio vissuto, noi rimaniamo fuori, fuori dal luogo di creazione, fuori
col nostro vissuto che dialoga attraverso una finestra con quello che rimane il
luogo interiore dell'artista inviolabile, a noi solo la possibilità di
“spiare”.
www.giovannigalizia.com
Pubblicato su Cultura Commestibile
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