“Non vedo, non sento, non
parlo” si
potrebbe riassumere così la mostra Intimacy di Luigi Ballario alla Galleria La Corte Arte
Contemporanea di Firenze fino all’8 luglio 2013, belle fotografie di un
rigoroso bianco e nero in un gioco molto sottile di luci e ombre. Il giovane
artista ritrae uomini nudi col volto celato da un panno o da una maschera, gli
scatti sono fatti con un banco ottico costruito artigianalmente e sono l’esito
di lunghi tempi di posa che evidenziano nel soggetto una forte tensione muscolare,
il muscolo si estende e si contrae in tutta la sua fisicità, ciò capovolge
l’apparenza di scatti rapidi e quasi rubati. Una sottile angoscia ci pervade
nel vedere queste foto che ricordano la solitudine dei pazienti nei manicomi o
uomini prigionieri, forse, della loro intimità. I Prigioni di Michelangelo che
con fatica escono dal marmo si affacciano alla nostra mente, figure contorte
con muscoli tesi dallo sforzo. Ballario scava dentro l'intimità di questi corpi
esposti e nudi ma sempre col volto coperto come a non voler vedere, sentire o
parlare, in un isolamento quasi estremo dove l'esterno è percepito con la sola nuda
pelle del corpo, confine tra l’intimità e l’esteriorità. Gli uomini senza volto
sono privi d’identità, non riconoscibili, essi stessi non si vedono, non sono
distratti da suoni e rumori esterni o dal guardare il mondo che li circonda.
Questi uomini si trovano in condizioni, dove è difficoltoso parlare o mangiare
con naturalezza, potrebbero essere ostaggi, uomini rapiti e portati in luoghi
che non devono vedere. Il loro viso avvolto in panni rimanda a un guardarsi
dentro, al silenzio ovattato dal panno, al dondolio e al ripiegamento in se
stessi. Può essere un’introversione vicina alla patologia ma può anche essere
una possibilità di ritrovare la calma in noi e ascoltare il nostro silenzio con
l’orecchio di Dionisio che amplifica il suono interiore carpendone tutti i
segreti.
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