Interno è un dialogo che crea intimità tra i dipinti di Pizzi Cannella e i
gioielli di Lucia Massei, la comunicazione tra le opere esposte esalta l’eleganza
e la raffinatezza di entrambi in un concerto che dura tutto il tempo della
nostra visita in galleria. La mostra è
una partitura dove le note sono i tre oli su tela di Pizzi Cannella e i
gioielli di Lucia Massei. Colori, tessuti e metalli preziosi si compongono in
un’armonia rappresentata molto bene dalla prima sala con l’opera Salon de Musique di Pizzi Cannella. Il dipinto
stampato su seta pura realizzata dall’Antico Setificio Fiorentino fa da sfondo
alla collana di Lucia Massei posta sul leggio di fronte quasi fosse spettatore
e/o elemento musicale. La sensazione è di essere proprio in un Salon de Musique
con il brusio dell’intervallo e il luccichio dei lampadari di cristallo. La
mostra si vede come si ascolta un concerto, composta di brani musicali, nei
quali lentamente ci immergiamo, entriamo in una dimensione onirica di seducente
e avvolgente intimità. Ciascuna delle tre tele di Pizzi Cannella ha il titolo
Pura seta, 2013 ritratti un
ventaglio, un leggero abito, una sciarpa abbandonata su una sedia che diventano
immagini evocative di storie. Sono opere
dove la stratificazione del colore è quasi impercettibile e si mostra come una sintesi
della memoria collettiva e individuale. Le opere ci aprono a fantasie di un Interno di abitazione, una gentildonna che
si prepara per una serata, la scelta del vestito, il ventaglio che le ricorda
le dolci e profumate serate estive trascorse in giardino, una sedia dipinta con
poche pennellate che sembra fuori tempo e leggerissima e invece è ben collocata
a terra e solida. Sulla sua spalliera si lascia cadere una sensuale seta dal
profumo di donna pronta per essere indossata. La bellezza dei gioielli di
Massei ci commuove nel profondo, la loro irregolarità e la sovrapposizione di
materiali antichi diventa musica, eco e richiamo alle opere di Pizzi Cannella.
Le collane, poste su leggii, sono
realizzate di argento, oro, shibuichi (lega giapponese di argento e rame),
antiche epaulettes, vagli di vetro di un rosario antico, pigmenti e seta mentre
i bracciali sono in seta con filo d'oro del XVIII secolo, epaulettes antiche,
oro puro, pigmenti. Interno è
presentata da Antonella Villanova in
collaborazione con la Galleria Alessandro Bagnai fino al 14 settembre 2013.
sabato 13 luglio 2013
lunedì 1 luglio 2013
Intimacy di Luigi Ballario
“Non vedo, non sento, non
parlo” si
potrebbe riassumere così la mostra Intimacy di Luigi Ballario alla Galleria La Corte Arte
Contemporanea di Firenze fino all’8 luglio 2013, belle fotografie di un
rigoroso bianco e nero in un gioco molto sottile di luci e ombre. Il giovane
artista ritrae uomini nudi col volto celato da un panno o da una maschera, gli
scatti sono fatti con un banco ottico costruito artigianalmente e sono l’esito
di lunghi tempi di posa che evidenziano nel soggetto una forte tensione muscolare,
il muscolo si estende e si contrae in tutta la sua fisicità, ciò capovolge
l’apparenza di scatti rapidi e quasi rubati. Una sottile angoscia ci pervade
nel vedere queste foto che ricordano la solitudine dei pazienti nei manicomi o
uomini prigionieri, forse, della loro intimità. I Prigioni di Michelangelo che
con fatica escono dal marmo si affacciano alla nostra mente, figure contorte
con muscoli tesi dallo sforzo. Ballario scava dentro l'intimità di questi corpi
esposti e nudi ma sempre col volto coperto come a non voler vedere, sentire o
parlare, in un isolamento quasi estremo dove l'esterno è percepito con la sola nuda
pelle del corpo, confine tra l’intimità e l’esteriorità. Gli uomini senza volto
sono privi d’identità, non riconoscibili, essi stessi non si vedono, non sono
distratti da suoni e rumori esterni o dal guardare il mondo che li circonda.
Questi uomini si trovano in condizioni, dove è difficoltoso parlare o mangiare
con naturalezza, potrebbero essere ostaggi, uomini rapiti e portati in luoghi
che non devono vedere. Il loro viso avvolto in panni rimanda a un guardarsi
dentro, al silenzio ovattato dal panno, al dondolio e al ripiegamento in se
stessi. Può essere un’introversione vicina alla patologia ma può anche essere
una possibilità di ritrovare la calma in noi e ascoltare il nostro silenzio con
l’orecchio di Dionisio che amplifica il suono interiore carpendone tutti i
segreti.
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