Solo è la mostra di Giovanni Mezzedimi alla Galleria La Corte di Firenze, Solo alla nascita, alla morte, nei momenti peggiori della vita. Giovanni ha “rubato” a ciascun soggetto il suo essere Solo, la dolce solitudine di Ragazza che legge immersa nella lettura in un appartamento a Edimburgo come in un interno di Jan Vermeer, la quieta solitudine di Il divisionista seduto su una panchina in un parco a Cuba che richiama la pittura impressionista. In Omaggio a Edward Hopper tre Solo s’incontrano in un bar a Gerusalemme, il realismo poetico di Hopper e La cena di Emmaus di Caravaggio irrompono in galleria. Di questi soggetti, inconsapevoli di essere fotografati, Mezzedimi ha colto l’attimo d’intimità con se stessi, nel loro quotidiano, le foto catturano i pensieri e le espressioni, rubano l’anima di quel preciso momento e sono in grado di emozionarci regalandoci istanti presi al tempo. Le storie s’incontrano portando ciascuna la propria anima, ci narrano non Solo le loro storie personali ma anche l’arte e il viaggio, la storia di Cuba e di Israele, della Scozia e di Praga. La cultura artistica di Mezzedimi, sedimentata negli anni, si manifesta in queste opere che sono la sintesi tra contemporaneo e passato dove il colore e la luce si uniscono rivelando anime nell’attesa evanescente dove il sogno s’incontra e si accorda con la realtà. Mezzedimi riesce a sentire e cogliere la frazione di secondo dell’essere, l’istante eterno del contatto tra lui e il soggetto, lui è pellicola fotografica che s’impressiona, senza filtri si apre all’altro e l’altro a sua volta schiude a lui il suo intimo. Tutto è veloce, un batter d’ali, eppure a noi il tempo sembra dilatato, nelle sue opere c’è calma, profondità, attesa, immortalità, concentrazione, eleganza rese dalle foto sgranate, dai colori alterati ed eccessivi. La giovane donna Xien ha scelto dove e come posare nell’appartamento di Praga, in queste immagini l’attesa e la luce rivelatrice che la avvolgeranno. Mezzedimi fissa la non azione né prima né dopo ma nell’attimo preciso con un cenno all’Annunciazione di Simone Martini. Nella foto La banera l’uomo nudo è in piedi dentro una vasca da bagno, il capo un po’ inclinato, simile a una Venere mesta che esce dalle acque. Nelle opere di Mezzedimi la ciclicità della vita, tutto ricomincia sempre come nel video La disdichada, dove l’uomo è un piccione viaggiatore dai passi lenti e messaggero di gesti, il piccione non vola ma cammina frenetico nella gabbia/schermo mentre la gabbia dell’uomo è pure un luogo di conforto. Siamo soli nei viaggi ma basta uno sguardo o un gesto per iniziare una relazione e per condividere la nostra solitudine proprio come Giovanni quando, aperto, condivide e accoglie la sua e l’altrui solitudine e allora le sofferenze della vita diventano creatività da comunicare al mondo.