Efesto, Vulcano per i latini, dio del fuoco e fabbro divino,
nacque da Era e Zeus; brutto e zoppo, di cattivo carattere, aveva un epiteto: “mulciber”
cioè “colui che addolcisce i metalli nella forgia”. Questo viene in
mente visitando la bella mostra “Hyperbodies” dell'artista americana
Carole Feuerman, inaugurata il 16 giugno da ARIA art gallery di Firenze fino al
22 settembre 2011.
Si entra nella galleria accolti da un giardino verde,
fresco, la sensazione è di accedere in un piccolo giardino zen giapponese,
nella galleria ci attendono le bellissime sculture di Carole Feuerman, il fuoco
dei suoi bronzi e l'acqua delle sue iperrealiste nuotatrici in resina.

Con queste immagini andiamo
incontro alle opere in resina dell’artista, figure femminili di grande impatto
visivo, affascinanti e coinvolgenti, a grandezza naturale, con un iperrealismo del
dettaglio, che sconfina quasi nel surreale. L'artista scruta la realtà della
figura umana fino all'inverosimile, con un richiamo non solo alla pop art ma anche alla sensibilità
pittorica delle donne ritratte da Edward Hopper, esponente del realismo
americano.

I suoi bronzi, invece, sono
distrutti, bucati, lacerati, stratificati; assomigliano a rocce, a scogli di
mare, a lava raffreddata. L'artista è il dio Efesto-Vulcano, il suo atelier è
una forgia dove lei lavora avvalendosi della fusione a terra, getta i metalli
fusi (bronzo dorato, rame, bronzo nero e bronzo argentato) come fossero colori,
è un dripping, c'è sovrapposizione, i confini della scultura non sono
mai netti ma sfaccettati, sfrangiati, i quattro metalli creano luci e ombre, i
suoi bronzi brillano e cangiano, animati da sfumature pittoriche. Ecco che l’artista
Feuerman trasfigura in mulciber, colei che sa addolcire i metalli.
Nessun commento:
Posta un commento