lunedì 2 dicembre 2013

L'anima nella pittura di Gustavo José Maestre Yanse

www.gustavomaestre.com


Il rosso, la materia, gli oggetti dentro il quadro, le statuette di Maria Lionza, il pane di mais venezuelano, le perline colorate, le biglie di vetro, i sigari. Tanto colore rosso, simboli, parole confuse, sconosciute, non dette, quasi senza senso. Lo sciamanesimo, le preghiere, il miscuglio tra cristianesimo, paganesimo e riti di magia bianca. Dove sono la bellezza, l’armonia e l’estetica? I quadri di Gustavo José Maestre Yanse ci scuotono, vogliono essere toccati e posseduti, le tele sono dipinte senza filtro della ragione, sono cuori, sono pance, sono anime, i colori accesi e squillanti gridano nell’essere buttati sulla tela con gesto libero e in apparenza caoticamente. La paura e la diffidenza si risvegliano a vedere queste opere mentre la ribellione, la libertà, lo spazio e il viaggio si destano e ci incitano ad avere relazioni libere e spontanee. C’è ansia di “scoprire” qualcosa che per troppo tempo è stato celato, fatto morire perché in-accettabile, qualcosa di molto “pericoloso” perché fuori dagli schemi, fuori dai luoghi comuni e dai sentieri battuti, le tele arrivano dirette a quella parte di noi dove tutto è possibile. La cultura latina americana di Maestre è prepotente e ci obbliga all’incontro col diverso, qui sentiamo l’unicità dell’essere umano, la nostalgia, il continuo oscillare tra partire e ritornare alla terra madre, alle nostre radici, alla nostra primitività. Ci guida verso il nomadismo innato che ci fa viaggiare per il mondo e dentro noi stessi per ri-trovarci, siamo di fronte alla nostra nudità perché ci svestiamo di tutti i pregiudizi per essere in contatto con la nostra vera natura caotica ed estrema. Quest’arte ci invita al caos, tante cose insieme, mischiate, confuse, paure e ombre, è una pittura che colpisce il centro del nostro corpo ferendoci, sono stilettate di dolcezza e malinconia miste alla voglia di fuggire dagli schemi per vivere i colori e le grandi dimensioni. L’artista si lascia toccare, ci dona la sua vita con i colori fatti carne, ci trascina nella potenza dell’amore attraverso il dolore e il pianto ma la repulsione è incontrollata e di nuovo cerchiamo di coprire il caos. Dentro le sue opere c’è la natura che sana e guarisce, la terra-madre, la potenza del femminile accogliente e distruttivo. Le tele sono amplessi di materia e spirito, potenza creativa che dirompe, natura incontaminata e caotica eppure ordinata, grido, rabbia, odio, calore, sono una ninna nanna, una carezza lontana e la sua mancanza. Abbiamo l’occasione di arrivare al dis-ordine interiore che parla a ruota libera, Maestre ci spinge a vivere una vita libera, la nostra vera vita, per un attimo ci fa sentire vivi e senza controllo per questo la sua pittura può diventare ansia, paura, distanza. Esso richiama con l’arte la potenza della vita e della morte e le proprie origini, apre uno squarcio su un interiore dirompente e istintivo. Solo soffermandoci e accogliendo ciò scopriamo l’amore e la gratitudine, il dolore dell’abbandono ci apre alla relazione con l’altro dentro di noi, fino all’abbraccio interiore espressione totale della nostra individualità.
maestre62@hotmail.com

Pubblicato su Cultura Commestibile

 
 


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