


Alla Galleria Immaginaria
di Firenze fino al 6 maggio 2013 L'ascesi della materia di Luca Brandi.
Ascesi in origine significava esercizio, allenamento di un atleta per il
superamento di una prova. La pittura di Brandi è una “prova”, un percorso
ascetico della materia, alchimia per trasmutare i metalli e per uno sviluppo spirituale.
In galleria, richiamate da queste opere, aleggiano le sculture di Brancusi,
pura materia che si eleva al cielo. Le tele verticali di Brandi, come le
vetrate delle cattedrali gotiche, s’innalzano verso l'alto, verso Dio,
narrandoci storie. Le storie non si rivelano subito, i monocromi rossi sono
d'impatto e il dialogo è immediato, gli altri sono misteriosi e hanno bisogno
di tempo per svelarsi allo spettatore e forse è proprio questa la loro forza
cioè ci impongono l'ascolto del quadro e di noi stessi, bisogna soffermarci per
entrare in sintonia e udire cosa vogliono raccontarci. Queste opere,
apparentemente quasi monocrome, attraggono e respingono, i neri ci assorbono al
loro interno, ci riflettono, ci invischiano e poi ne usciamo lentamente per
vedere figure, forme, sindoni con sussulti della materia. Spesso il nero, il
solo nero, predomina: “ il colore nero è difficile da rendere deve essere steso
in modo perfetto perché, sul nero, tutte le imperfezioni si vedono” dice
Brandi. I supporti in tela di lino o in alluminio, i colori metallici, le
pennellate a croce in ricordo della Croce di Cristo portano a liberare la
materia verso l’ascesi. Nella pittura di Brandi tutto è superamento di una
prova anche le pennellate precise, stese e stratificate alla ricerca dell’oltre
la materia stessa e del colore. Stare di fronte alla tela e dipingerla strato
su strato è estraniarsi dal mondo per immergersi nella materia e sondarne la
profondità. Nel suo studio Brandi diviene un monaco eremita, il suo lavoro è
una sottile sfida, dove la pittura è meditazione e il basso va verso l’alto e
la pennellata orizzontale crea il verticale. Le sue opere conservano il sapere
del piccolo Luca che aiutava il suo maestro, Romolo Prati, nell’esecuzione di
grandi rappresentazioni religiose su pannelli per le sagrestie di alcune chiese
di Firenze. Dipingeva le aureole dei santi e imparava la tecnica d’intelaiatura
su pannello e la stratificazione della pittura nella preparazione dei fondi per
le grandi opere. Il passaggio da figurativo a monocromi non ha tolto all’arte
di Brandi la capacità di comunicare come le pitture sacre perché in queste
opere la materia è sacralità.
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