


L'Oeuvre au vert di Giovanni De Gara alla Galleria La Corte è il
paradiso, in lingua persiana giardino perché queste tele richiamano il verde e
le decorazioni dell’Islam. Le opere di De Gara sono aiuole composte a formare
giardini che ricordano anche il Giappone, i ricami sul kimono, i dipinti sui
paraventi, le stampe, la leggerezza della carta di riso, gli ombrellini
parasole. Giovanni lavora col verde, unione di blu e giallo, dipinge la
speranza, la natura, l'autoaffermazione, ma anche la rabbia, l'invidia, la
mancanza. I precedenti campi da calcio da lui pitturati sono stati nascosti da
fiori ed erba annunciatori di primavera e rinascita, una dichiarazione di
serenità con l’approdo a un bel giardino, dove tutto diventa facile persino
bello, dove la vita scorre e noi ci lasciamo trasportare, dove tutto è fluido e
segue un suo percorso, dove la vita stessa è danza. La Primavera di Botticelli,
trionfo della natura e della bellezza, affiora. La natura è in galleria, respiriamo
il profumo e la freschezza primaverile, sentiamo la voglia di rinascere e
ricominciare, verdi, in erba, giovani anche se non lo siamo più. Il verde è
respiro e noi lo inspiriamo a pieni polmoni, l'aria verde entra e ci allarga ci
rende capienti e disponibili a essere diversi, più leggeri, più spontanei com’è
la natura. Il nostro verde risvegliato si allarga e invade territori che poco
prima erano “contaminati” rendendoli di nuovo vergini, restituendoli alla
natura e alla vita, il verde li purifica per una nuova nascita. Come fosse un
ciclo delle messi, c’è stata l’aratura, la semina e ora nascono i primi teneri germogli,
De Gara ci porta dentro la ciclicità delle stagioni, dentro la sua primavera e
di conseguenza nella nostra. Nella sua pittura la complessità della vita, del
mondo, l'oriente e l'occidente, egli ci insemina facendoci riflettere sugli UFO
che ci mandano messaggi con i cerchi di grano ai quali noi rispondiamo con i
nostri cerchi dei campi da calcio perché la terra vista dallo spazio è dominata
da campi da calcio. Che cosa diciamo con i nostri cerchi agli UFO? Essi cosa
capiscono? Che dialogo ci può essere fra cerchi di diversa natura? In alcuni
suoi quadri l'occidente si estingue e le geishe appaiono come bellissimi fiori
di papavero in mezzo a bidoni BP per cercare quello che oramai non c'è più,
gioco di parole tra il papa nero che segnerà la fine del mondo e BP società britannica
del petrolio ma anche Back Pope. De Gara ci invita a cercare e trovare il nostro
paradiso/giardino interiore e viverlo indipendentemente da ciò che accade nella
realtà perché ciò ci porta a fluire con la vita, a divenire di volta in volta,
ci porta verso la pace interiore che spesso cerchiamo all’esterno anche
attraverso il consumismo. L'Oeuvre au vert di Giovanni De Gara ci porta
un appagamento profondo senza il continuo bisogno di riempire un vuoto, ci
porta verso la pienezza della nostra vita e all’abbandono delle sovrastrutture
per la nostra vera natura.
Pubblicato su Cultura Commestibile del 16/03/2013
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